Obsidian: app straordinaria
Questo post l’ho scritto con Obsidian.
Dalla home page si legge che Obsidian è “un secondo cervello” … “una potente base di conoscenza” da utilizzare in locale per file di testo semplice con markup Markdown.
In sintesi, si tratta di un’app che consente di scrivere in testo semplice e cioè senza alcuna formattazione che contenga informazioni di stile; in sostanza, semplice sequenza di caratteri privi di qualsiasi connotazione specifica che possa anche soltanto identificare paragrafi, sezioni, stili particolari.
L’app è disponibile per le piattaforme più note (MacOS, Windows, Linux) e anche per quelle mobile (iOS, Android).
Gli utenti Apple hanno il vantaggio di utilizzare iCloud per la sincronizzazione dei contenuti tra i vari device utilizzati. Gli altri utenti possono optare per il servzio di sincronizzazione offerto da Obsidian.
La base di conoscenza
Sul sito di Obsidian si legge che l’app è un “powerful knowledge base” perché attraverso i vault e i contenuti che confluiscono in singoli file, è possibile realizzare un sistema digitale di conoscenza.
Il risultato finale potrà essere utilizzato ad uso personale o - eventualmente - pubblicato.
Infatti, Obsidian mette a disposizione un servizio a pagamento per la pubblicazione - con semplici passaggi - di uno o più vault su pagine che sono pubblicate su Intenet e quindi raggiungibili da chiunque.
Una nuova sfida?
L’intuizione degli sviluppatori di Obsidian è straordinaria.
Gli sviluppatori Erica Xu and Shida Li si sono domandati perché realizzare un’altra app per prendere appunti.
Ho detto che si tratta di un’app straordinaria ed è esattamente quanto riportano gli sviluppatori spiegando il motivo che li ha spinti a realizzare Obsidian.
Infatti alla pagina “About us” del sito di Obsidian leggiamo:
“… con la maggior parte delle attuali applicazioni per prendere appunti, lavorare con le note sembra come scrivere codice senza evidenziazione della sintassi, del completamento automatico del codice o della integrazione con Git. Tutte cose che i programmatori hanno dato per scontate per decenni.” (N.B.: traduzione non ufficiale).
Ecco, la straordinarietà è proprio questa: un’app che è particolarmente evoluta rispetto alle altre che sono disponibili.
In realtà, sto ancora scoprendo tutte le caratteristiche di Obsidian e ogni volta è una bella nuova scoperta.
In questo senso certamente Obsidian rappresenta una nuova sfida sia nel mondo degli sviluppatori sia per gli utenti.
Sviluppare un’app con l’obiettivo di renderla più “intelligente” non è affatto semplice.
Allo stesso modo, l’utente che decide di utilizzare Obsidian resta colpito e affascinato dalle sue potenzialità e l’apprezza.
Attendiamo ulteriori sviluppi di Obsidian e intanto - da utenti - accettiamo la sfida e utilizziamola appieno.
Gratuita?
Obsidian, come è precisato a questa pagina, ha tre diverse soluzioni di “pricing” e precisamente:
- Personal, gratuita per uso personale;
- Catalyst per chi intende contribuire al progetto corrispondendo un importo da un minimo di $25 in su;
- Commercial, appunto per uso commerciale.
La versione Personal, che è gratuita, non ha alcuna limitazione ed è, quindi, pienamente utilizzabile dall’utente.
La scelta degli sviluppatori è - a mio avviso - estremamamente apprezzabile, posto che è consentito gratuitamente l’utilizzo “full” dell’app.
Le caratteristiche (parte prima)
Iniziamo da qui a descrivere le caratteritiche di Obsidian, procedendo dall’inizio e quindi dalla creazione del “vault” per passare poi alla parte più semplice ed evidente che riguarda l’editing e quindi la modalità scelta dagli sviluppatori per la scrittura.
I vault
La logica di Obsidian è quella dei progetti che sono chiamati “vault” (in italiano il senso sarebbe quello di una sorta di camera blindata o di cassaforte).
Pertanto, ogni volta che intendiamo scrivere qualcosa in un documento e cioè in un file, bisogna preventivamente creare un vault.
Possiamo considerare il vault come una sorta di “cartellina” all’interno della quale ci sono i documenti che produciamo o altri che pensiamo di inserire.
All’interno del vault possiamo creare i file che intendiamo utilizzare per scrivere contenuti.
I vault consentono di eleborare lunghi contenuti che possono essere concatenati tra di loro; in questo modo avremo la possibilità di ottenere un risultato finale alla stregua di un wiki. Sarà, quinidi, possibile attraverso i link spostarsi da un contenuto all’altro.
Il testo semplice e il markdown
Per comprendere meglio cosa sia, in concreto, il testo semplice, può essere utile fare riferimento ai documenti scritti con il più noto word processor che è Microsoft Word.
Probabilmente, molti di noi hanno utilizzato almeno una volta Word e questo sofwtare è noto per essere classificato come WYSIWYG (acronimo in inglese di What You See Is What You Get e cioè ciò che vedi è ciò che ottieni).
WYSIWYG esprime al meglio l’approccio utilizzato nei confronti dell’utente. Infatti, questi potrà decidere di formattare del testo semplicemente selezionandolo e applicando il markup voluto (es. grassetto, corsivo, ecc.). Il rischio reale è che l’utente, per pensare alla formattazione e quindi a ciò che vede, si distragga nel corso della scrittura, perdendo la concentrazione su ciò che stava digitando.
Il principio degli editor c.d. plain text (testo semplice) è completamente diverso e di senso opposto al WYSIWYG. Si privilegia la concentrazione di chi scrive che - al momento oppure in una fase successiva - può formattare il testo semplicemente aggiungendo dei codici.
In particolare, abbiamo fornito in un nostro precedente articolo che riguarda Hugo qualche indicazione sul markdown.
Si è detto che il markdown è definito un “markup language”, ovvero un sistema per ottenere una formattazione del testo aggiungendo dei simboli.
Facciamo qualche esempio:
- per ottenere il grassetto sarà sufficiente digitare
**grassetto**
oppure__grassetto__
; - per ottenere il corsivo sarà sufficiente digitare
*corsivo*
oppure_corsivo_
.
I codici per il markup sono tanti ma, in sintesi, la logica è quella di racchiudere il testo che si intende formattare tra simboli che sono ovviamente predeterminati.
Pubblicheremo un altro post proprio sul markdown.
Tornando a Obsidian, questa app consente di scrivere in testo semplice con enormi potenzialità e indubbi vantaggi per chi scrive.
L’utente, infatti, può decidere di utilizzare i simboli del markdown, o markdown e codice HTML, o altro tipo di codici per definire e formattare ciò che sta scrivendo. Insomma, l’utente deve preoccuparsi di concentrarsi su ciò che deve scrivere ma al contempo ha un potente tool per le formattazioni.
Questa soluzione, per noi, rappresenta un valore aggiunto e contribuisce a rendere l’app estrememente potente.
Perché?
In primo luogo Obsidian è intelligente e “capisce” che intendiamo utilizzare i codice quali. Se - ad esempio - digitiamo un solo asterisco, l’app ne produce due posizionando il cursore tra i due asterischi per consentire di scrivere utilizzando quel markup.
Obsidian utilizza un editor per testo semplice e quindi - come ho detto - il principale vantaggio è quello di poter scrivere senza distrazioni e soprattutto evitando eventuali markup che potrebbero “sporcare” il testo che editiamo.
Possiamo utilizzare i markup del markdown e dell’HTML.
L’editor di Obsidian consente, comunque, di splittare la finestra in due o più per avere in evidenza - ad esempio - il testo semplice e il risultato finale che sarà visibile con i markup che utilizzeremo.
Come si vede dall’immagine a sinistra c’è la finestra con l’editing del testo semplice arricchito dai markup del markdown e a destra c’è un’altra finestra che consente di visualizzare il risultato finale.
Questa configurazione di visualizzazione è stata scelta ad hoc per rendere ancora più chiaro cosa sia il testo semplice. Ognuno, poi, personalizza la scelta di visualizzazione delle finestre (una, due, ecc.) in funzione di come si è abituati a lavorare.
Terminiamo qui la prima parte, dandoci appuntamento a breve per la seconda parte su Obsidian con la descrizione delle ulteriori possibili funzioni e configurazioni.
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